Le Mappe

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I Primi Gruppi della Resistenza nell’Autunno del 1943 in Valle d’Aosta

All’indomani dell’armistizio dell’8 settembre 1943 nascono immediatamente anche in Valle d’Aosta i primi gruppi di resistenza armata. Sin da un primo sguardo alla mappa qui di seguito, si nota come la maggior diffusione di questi gruppi si concentra nella Media e Bassa Valle; non è comunque esente dal fenomeno l’Alta Valle. Alla formazione di questi primi gruppi armati concorrono diverse componenti: il sentimento antifascista diffuso tra la popolazione è condizione imprescindibile non solo per la nascita dei primi gruppi, ma anche per il loro consolidamento e per il loro sviluppo; la questione politica, con la divisione tra due filoni: quello cattolico-autonomista e quello comunista, che daranno vita a proprie formazioni su linee definite; quella militare: i renitenti e gli sbandati che non hanno regolarizzato la propria condizione sono infatti spinti dalla necessità e dal bisogno di autodifesa a costituire piccoli gruppi prima e vere e proprie formazioni partigiane poi; la componente “esterna” che determina, per ragioni contingenti, l’aggregarsi di alcuni ex militari e politici che si insediano in Valle d’Aosta dando vita a nuclei di resistenza armata. I leaders riconosciuti del nascente movimento partigiano sono Émile Lexert, tra i primi a organizzare manifestazioni antifasciste e primo a cercare di dare una struttura organizzata e clandestina al movimento antifascista, non a caso è presso casa sua che si tiene la prima riunione per l’organizzazione del movimento partigiano, e Émile Chanoux, attorno a cui si costituisce – successivamente al suo rientro ad Aosta da Chambéry il 19 settembre – il primo comitato di coordinamento della lotta clandestina. Lexert, di idee comuniste, viene ucciso il 23 aprile 1944 dai militi fascisti; nemmeno un mese dopo, il 19 maggio, Chanoux, esponente autonomista, viene trovato impiccato nella sua cella dopo essere stato arrestato il giorno precedente. Nessuno saprà prendere il posto né di Lexert, né di Chanoux; la Resistenza valdostana nella primavera del ’44 si trova priva dei due unici uomini che, pur nelle loro divergenze, avrebbero potuto garantire una direzione efficace ed originale all’intero movimento.

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Le Formazioni Partigiane e Forze Nazifasciste dell’Estate 1944 in Valle d’Aosta

Durante la primavera e l’estate del 1944 si rafforzano e crescono numericamente le bande e i gruppi presenti in tutta la Valle d’Aosta, dalla Bassa all’Alta Valle, ma ne nascono anche di nuovi. Tra i giovani che si uniscono ai partigiani diversi sono renitenti alla leva: il bando promulgato da Mussolini a fine maggio, che sancisce la pena di morte per i renitenti che non si presentano entro 30 giorni, infatti non ha avuto l’effetto desiderato. Grazie a questo incremento numerico la struttura del movimento partigiano valdostano, nel corso dell’estate, copre quasi interamente il territorio regionale. Le formazioni si caratterizzano come: Autonome, di impianto filo monarchico e liberale; brigate Garibaldi (BG), organizzate dal Partito Comunista Italiano (PCI), si rafforzano notevolmente nell’estate, specie nella Basse Valle, grazie anche al rientro dalla Svizzera di alcuni giovani comunisti espatriati in seguito a rastrellamenti o per persecuzioni razziali; brigate Giustizia e Libertà (GL), promosse dal Partito d’Azione (PdA), il cui inserimento in Valle d’Aosta nel maggio 1944 costituisce un fatto di rilievo sul piano politico-organizzativo, ma che è anche l’origine di contrasti e conflitti politici all’interno della Resistenza; brigate Matteotti (BM), promosse dal Partito Socialista Italiano (PSI), che cominciano a sviluppare la propria iniziativa in Valle d’Aosta a giugno, cercando di costituire gruppi di partito all’interno di alcune formazioni suscitando dubbi e critiche. L’autonomismo, che comprende persone di varia provenienza politica, è diffuso e trasversale a tutte le bande. Nelle zone di confine vengono stabiliti contatti da un lato con i militari della Resistenza francese, dall’altro si agisce frequentemente in collaborazione con le formazioni del Canavese e del Biellese.

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Principali Attacchi ai Nazifascisti e Sabotaggi a Impianti di Importanza Bellica da Parte delle Forze Partigiane in Valle d’Aosta nel 1943-1945

Con il rafforzamento e il consolidamento delle bande partigiane in tutta la regione crescono anche, di conseguenza, le azioni. L’accresciuta potenzialità offensiva si esprime soprattutto nell’attività di sabotaggio in cui si distingue principalmente il gruppo di Milò, il più attivo ed efficace sin dalle prime fasi della Resistenza nel ’43. Seppur la principale e la più utilizzata per tutta la guerra di Liberazione, il sabotaggio non è l’unica attività; vengono attuate le requisizioni, finalizzate al rifornimento di derrate alimentari, vestiario e fondi, ma anche le azioni di disarmo di caserme e di posti di blocco per sopperire alla carenza di armamento; alcune azioni si dirigono anche contro esponenti del regime o persone legate ad esso. L’intensificazione delle azioni e il maggior radicamento dei partigiani porta all’occupazione di tre importanti vallate nel corso del 1944: la valle di Cogne, la Valsavarenche e la Valtournenche, in cui si sperimentano forme di democrazia come, ad esempio, le elezioni comunali per la nomina delle amministrazioni civili, e che rimangono sotto il controllo partigiano fino all’autunno inoltrato. Nel corso della guerra si intensificano anche le azioni volte ad interrompere le vie di comunicazione, sia per impedire il trasporto della produzione bellica della Cogne sia per ostacolare lo spostamento delle truppe: tra le azioni più riuscite vi è infatti l’interruzione della strada all’altezza di Montjovet su richiesta del comando Alleato in preparazione dello sbarco nella Francia meridionale: la notte tra il 6 e il 7 agosto 1944 una fortissima esplosione fa sprofondare 40 metri di strada; la regione è completamente isolata.

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Rastrellamenti, Rappresaglie, Eccidi di Civili Compiuti dai Nazifascisti in Valle d’Aosta nel 1943-1945

Nel tentativo di stroncare l’attività partigiana, sempre più efficace, e di scoraggiare col terrore l’attivo sentimento di solidarietà che le popolazioni manifestano nei confronti delle organizzazioni armate della Resistenza, i nazifascisti danno luogo a massicci rastrellamenti di interi paesi e vallate. Cadono molti partigiani, quasi sempre quelli presi prigionieri vengono sottoposti a sevizie prima di essere fucilati e, in molti casi, la rappresaglia si accanisce contro civili inermi. Le abitazioni vengono depredate e interi villaggi sono dati alle fiamme; molti valligiani sono uccisi. Nell’autunno del 1944 i nazifascisti rastrellano le valli fino a quel momento sotto il controllo partigiano: la valle di Cogne (la più lunga in termini di tempo delle Zone Libere in Italia, dal 6-7 luglio 1944 al 2 novembre 1944), la Valsavarenche, la Valtournenche e la valle di Champorcher. L’episodio più tragico è quello di Leverogne del 13 settembre 1944: due militi del Battaglione IX Settembre muoiono in una sparatoria avvenuta per errore tra i fascisti che, per “spiegare” l’accaduto, fanno credere ad un attacco dei partigiani e fucilano per rappresaglia 13 innocenti abitanti. Le violenze perpetrate contro civili e partigiani sono innumerevoli lungo tutto il corso della Resistenza.

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Le Forze Partigiane alla Vigilia della Liberazione in Valle d’Aosta

Nella fase finale della guerra di Liberazione, i partigiani combattenti in Valle d’Aosta erano circa 1.800. A supporto delle formazioni agiva un buon numero di collaboratori, tra cui ad esempio informatori e staffette. Nello stesso periodo le forze nazifasciste ammontavano a oltre 10.000 uomini (alcune fonti ne indicano 15.000), dislocati tra il confine con la Francia e Pont-Saint-Martin. Nella città di Aosta, insieme ai tedeschi, si contavano oltre 700 militi fascisti: Folgore, Brigata Nera, GNR e Polizia.

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Cippi, Lapidi e Monumenti ai Caduti Partigiani e Civili durante la Guerra di Liberazione in Valle d’Aosta 1943-1945

L’intero territorio regionale è disseminato di lapidi, croci, cippi e monumenti dedicati sia ai partigiani che ai civili morti durante la lotta di Liberazione in Valle d’Aosta. Tra il 1945, immediatamente dopo la fine della guerra, e i giorni nostri questi elementi hanno caratterizzato i “luoghi della memoria” creati nel tempo con l’intento di perpetuare il ricordo nei contemporanei e nelle generazioni future. La volontà di tramandare la memoria attraverso la posa di lapidi e cippi o la costruzione di monumenti è cambiata nel corso del tempo: dapprima proveniente dai famigliari dei partigiani, o dei civili, uccisi o dagli stessi compagni di banda, poi col trascorrere degli anni l’iniziativa è stata presa in carico in primis dall’Anpi o altre associazioni partigiane, con il supporto della Regione Valle d’Aosta e dei Comuni interessati. A prevalere nella regione sono luoghi della memoria che ricordano singoli partigiani (o della stessa banda) caduti oppure anche località in cui hanno avuto luogo rastrellamenti, rappresaglie e fucilazioni; ma sono anche presenti veri e propri parchi della rimembranza, come quelli di Saint-Pierre, del Cimitero monumentale di Aosta, di Trois-Villes sulla montagna di Quart, e di Amay di Saint-Vincent. Nel complesso, sono circa 170 i cippi, le lapidi e i monumenti e su 74 Comuni della Valle d’Aosta 20 non hanno monumenti alla Resistenza o per non aver avuto caduti nel corso della lotta di Liberazione o per mancanza di specifiche iniziative. Le lapidi, i cippi e i monumenti in ricordo dei partigiani non sono solo utili per tramandare la memoria alle nuove generazioni, ma sono anche un documento, una fonte preziosa che testimonia e ci fornisce informazioni sulla volontà e sulla sensibilità politica e culturale di chi ne ha voluto la posa, di chi l’ha finanziata e in quale periodo storico.

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Centri di Documentazione e Mostre Espositive Permanenti di Perloz, Valgrisenche, Valpelline, Valsavarenche

I quattro centri museali e di documentazione segnalati (Perloz, Valgrisenche, Valpelline, Valsavarenche) sono frutto dell’impegno e del lavoro svolti nell’ambito del Progetto Interreg III A Alcotra n. 62, Unione Europea 2003-2008, denominato «La Mémoire des Alpes / La Memoria delle Alpi / Gedächtnis der Alpen», progetto al quale hanno partecipato enti e studiosi dell’area alpina occidentale di Francia, Italia e Svizzera.

Ente capofila per la parte alpina occidentale italiana: Regione Piemonte
Ente capofila di riferimento scientifico per la parte alpina occidentale italiana: Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea, Torino.
Referente organizzativo principale: Antonio Monticelli, CIE, Torino.
Ente regionale: Regione Autonoma Valle d’Aosta / Région Autonome Vallée d’Aoste
Enti comunali: Valle d’Aosta / Vallée d’Aoste: Comuni di Perloz, Valgrisenche, Valpelline, Valsavarenche.
Cura scientifica per la parte valdostana: Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea in Valle d’Aosta / Institut d’histoire de la Résistance et de la société contemporaine en Vallée d’Aoste, Aosta / Aoste, sotto la direzione del prof. Paolo Momigliano Levi responsabile del Progetto Interreg. Presidenze Giulio Dolchi (†20 ottobre 2003), Piero Lucat, Ernest Breuvé (†12 aprile 2008), César Dujany.
Direzione prof.ssa Silvana Presa. Si veda anche: www.straginazifasciste.it